Le prospettive della natalità dopo la quarantena

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Neonato, foto generica daa Pixabay

Il periodo di quarantena ci ha costretti a restare in casa per molto tempo: nessun uscita con amici e parenti, viaggi annullati e situazione lavorativa messa in stand by per migliaia di famiglie.

Viste le premesse ci si è posti la seguente domanda: quali sarebbero state le prospettive della natalità dopo la quarantena?

C’è chi parlava di “baby boom” qualche mese dopo la fine del lockdown, un po’ come accadde già in passato (ad esempio nel post Seconda Guerra Mondiale): in realtà, potrebbe essere l’esatto contrario per una serie di motivi. Internet nell’ultimo periodo è venuto incontro anche al mondo delle mamme, basti pensare che ora ci sono anche molti portali dedicati al mondo delle mamme come mammastobene.com che aiuta e consiglia le giovani mamme alle prese con grandi e piccoli problemi.

Per prima cosa, va detto che i tempi sono cambiati: adesso si ha a disposizione molta tecnologia e c’è chi ha trascorso molto tempo a guardare serie tv, a giocare alla play e così via, Prima invece, dinanzi ad una chiusura forzata, il rischio di “annoiarsi” era altissimo, dedicando molto più tempo alla vita sessuale.

Tra l’altro, stando ad alcuni dati statistici, le richieste di divorzio negli ultimi due mesi sono aumentate in maniera esponenziale (4 volte in più rispetto lo scorso gennaio). Questo perché molte coppie si sono ritrovate a trascorrere molte più ore insieme, arrivando a scoprire di essere poco compatibili caratterialmente.

La paura di un futuro incerto

Tuttavia, il vero e proprio motivo che risiede dietro il mancato fenomeno del “coronababy”, è la paura.

A causa della pandemia, molte famiglie sono andate incontro ad una situazione economica difficile: c’è chi è finito in cassa integrazione, chi ha iniziato a lavorare saltuariamente e chi è stato definitivamente licenziato. Molte attività hanno raggiunto il capolinea e arrivare a fine mese con qualche euro in tasca risulta spesso un’impresa.

Pertanto, l’insorgenza improvvisa del Covid-19, ha portato anche ad una destabilizzazione emotiva. C’è la paura di ammalarsi, di non riuscire a vedere i propri cari ma soprattutto di dare ai propri figli un futuro incerto: è inutile negare che il pensiero di diventare genitori in un periodo così particolare, risulterebbe un’ulteriore preoccupazione.

Baby boom nel 2021?

Se da una parte non avremo un baby boom post quarantena, dall’altra ci si chiede se nel 2021 la situazione potrebbe capovolgersi.

Prendiamo ad esempio il periodo della Seconda Guerra Mondiale: il vero e proprio boom di nascite non si ebbe tra il 1940 al 1945, bensì negli anni successivi. Come mai?

La risposta è alquanto semplice e risiede nel fatto che le famiglie andarono verso una ripresa economica non indifferente, grazie anche ad una serie di incentivi dati dallo Stato.
Tant’è che nei due decenni successivi i dati Istat registrano un picco demografico: si cominciò ad abbracciare il concetto di benessere e sempre più persone decisero di sposarsi e avere dei bambini. Applicando tale concetto ad oggi, ci viene facile supporre che le gravidanze desiderate siano state semplicemente rimandate.

Specialmente se dovesse affermarsi pienamente il concetto di smartworking: molte coppie avranno modo di dar vita ad un equilibrio tra lavoro e vita sentimentale, sentendosi più propensi a mettere su famiglia. Senza contare il fatto che lavorando da casa, molte mamme non dovranno ricorrere al servizio baby-sitting, avendo così modo di crescere i figli in prima persona.

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